Gaia Incarbone
Ieri hai dormito dentro il mio letto,
sdraiata su quel tuo taglio aperto:
sola, stanca e senza più un volto;
Eppure, mi hai già raccontato molto…
Di come hai stropicciato la tua bocca
ricoperta di una strana plastica
per poi gettarla dentro ad un cassetto
e perderla in fondo al mobiletto .
Di come hai deposto i tuoi bulbi
oculari, come fossero carrubi,
nel terreno umido di quel mio vaso:
ché almeno qualcosa spunti per caso.
E dalle tue mani ancora morbide,
ne hai ricavato collane livide.
Ma di quei tuoi capelli – colorati -
io non so più: nessuno li ha rivisti.
Eppure, io so della tua pelle morta
che come una vecchia stoffa attorta
sta qui, in questa cassa, sotto al letto:
riposta nella pelle di chi ha letto.